Efficienza energetica

11 Maggio 2008 0 di Elvio

Nei manuali tecnici, per rendimento si intende il rapporto (che è sempre inferiore ad uno) tra l’energia utile ottenuta e quella spesa. Parliamo ovviamente di trasformazione di energia da un tipo ad un altro (tipo da chimica o meccanica ad elettrica o da cinetica a meccanica, da termica a meccanica, ecc…). Se prendiamo un motore termico (quello delle auto per esempio), per generare l’energia meccanica necessaria per muoversi il miglior rendimento di un motore a scoppio si aggira tra il 35 ed il 40%. In una centrale termica, il rendimento effettivo nella produzione di energia elettrica va dal 40 al 55% (nel caso delle più avanzate). A sua volta, l’energia elettrica quando viene utilizzata per trasformarla in lavoro utile (accendere una lampadina a basso consumo, far girare un motore, utilizzare un elettrodomestico), ha comunque un rendimento inferiore a uno. E’ proprio in questa fase, quella dell’utilizzatore, dove si concentrano tutte le attenzioni e gli appelli al risparmio energetico, giustissimi, necessari, preziosi e formativi. Però se si fa un banale calcolo, scopriamo che, ogni punto percentuale di rendimento guadagnato dall’utilizzatore, è un nulla rispetto a quello che si potrebbe guadagnare a monte, se solo si riuscisse a portare i rendimenti alla produzione dal 50% al 70% per esempio. Pensate, rispetto ad ora, quanta energia si potrebbe risparmiare! Pensate anche che, a monte, un punto percentuale risparmiato, ha un peso molto maggiore di un punto risparmiato nell’utilizzatore finale (in quanto sul rendimento finale si aggiunge anche lo spreco ottenuto per la sua generazione). Pensiamoci attentamente. Saluti